




Commento pubblicato su http//www.gianfrancomicciche.net
michele:
Gennaio 13th, 2008 at 20:18
Stim.mo Presidente, quando nel 1994 decidesti di assumere l’onere di organizzare Forza Italia in Sicilia su diretto incarico di Silvio Berlusconi, noi siciliani impegnati in politica riponemmo in Te le nostre concrete speranze. Si doveva voltare pagina e, sotto i colpi picconatori dell’inquisizione, drasticamente si sbriciolava la Prima Repubblica, veniva eliso un vecchio ed oramai obsoleto sistema politico. Erano gli anni delle grandi ed infauste stragi di mafia e degli omicidi eccellenti. Erano gli anni in cui il Paese aveva bisogno di un vero e concreto cambiamento.
E se l’Italia doveva fare i conti con i processi politici e l’abbattimento dei vecchi e storici partiti, la Sicilia pativa l’oppressione della delinquenza organizzata; subiva lo stragismo terroristico della mafia con le conseguenze che tutti coloro che vivemmo quei giorni, ancora oggi percepiamo – al solo ricordo – l’acre odore di morte che subdolamente impregnava la nostra pelle,i nostri abiti, lo spazio, la “tossica” aria che respiravamo.
Ricordo che qui, in Sicilia, riuscisti ad organizzare rapidamente una squadra di uomini che – in ragione di solidi e limpidi principi di trasparenza e legalità – abbandonando le loro professioni vennero “prestati” alla politica, per rappresentare i valori e le ragioni dei siciliani onesti che guardavano all’avanzante nuovo, rappresentato dalla neo nata FORZA ITALIA di Silvio Berlusconi, con gli occhi ed i cuori intrisi di grande speranza. Andava contrapposto un contenitore nuovo, al vecchio. Andava creato un partito che superando vecchie logiche politiche, si contrapponesse alla trappola predisposta dagli ultimi agonizzanti comunisti che, da storici vampiri, stavano per attaccarsi alle carotidi degli italiani moderati, per rinsavirsi e impadronirsi definitivamente del Paese. Sarebbe stata la fine della libertà.
Tanta cautela venne adottata nel raccogliere le adesioni al nuovo partito. Andava costruito un partito nuovo e pulito, liberato dalle consuetudini che dal dopoguerra avevano caratterizzato la politica locale. Ci volevano uomini fidati. Necessitava evitare il rischio di subire vessazioni territoriali. Non era possibile rischiare che eventuali infiltrazioni mafiose facessero – sul nascere – sparire drasticamente la nuova Forza Italia siciliana. Fuorono aperti Club Azzurri in tutta la Sicilia, per essere – precauzionalmente – immediatamente chiusi su Tua determinata disposizione.
Gli anni dal 1994 al 2006, furono anni in cui, stim.mo Gianfranco, dovesti lasciare la Sicilia per occuparti delle questioni politiche da sostenere a Roma negli interessi della Sicilia. Finalmente avemmo la possibilità di instaurare un filo diretto con la politica che contava in un ponte ideale che – attraverso lo stretto e fiduciario rapporto con Silvio Berlusconi – univa la Sicilia con Roma e con Milano.
Forza Italia cresceva, e la Sicilia – ad ogni appuntamento – dimostrava concretamente di essere il granaio elettorale di Forza Italia e Silvio Berlusconi. Sublime il risultato elettorale alle politiche del 2001. Irripetibile il 61 a zero che da coordinatore regionale e leader indisturbato di Forza Italia in Sicilia, consegnasti a Silvio Berlusconi in quella storica primavera in cui venne battuto Francesco Rutelli. Il Parlamento nazionale; la nomina a sottosegretario; quella a Vice Ministro; la consacrazione a Ministro con deleghe concernenti lo sviluppo del Paese e del mezzogiorno d’Italia.
Tutto con grande impegno. Tutto con grande sacrificio. Finanche quello di dovere affidare ad altri la permanenza in Sicilia per garantire il controllo delle dinamiche politiche; per rappresentare l’intera classe dirigente siciliana di Forza Italia.
Ma, a mio modesto parere, un “incidente di percorso” fummo costretti a pagarlo. Impagabile l’errore commesso per avere ceduto la candidatura della Presidenza della Regione Siciliana ad altro partito.
Io non so, se fu lo spauracchio Orlando a far scegliere un uomo come Cuffaro (del CDU) quale candidato alla presidenza da contrapporgli. Ma sono certo, che sulla scia dell’onda stravittoriosa delle politiche (vedi il 61 a zero) la Casa delle Libertà avrebbe comunque stravinto anche se il candidato fosse stato di Forza Italia.
Cuffaro, era giovanissimo, bravo e reduce da un eccezionale risultato elettorale alle europee del 1999, caratterizzato da più di 90.000 voti di preferenza da candidato dell’Udeur di Clemente Mastella.
Forse, quando gli venne offerta la candidatura, a Cuffaro – che avrebbe percorso a piedi il giro del pianeta Terra se gli avessero proposto di fare il sindaco di Palermo – gli sarà sembrato di sognare. Chissà per quanti giorni di sarà fatto pizzicare.. la pelle per vedere se la vita che stava vivendo era figlia della realtà o dei sogni.
Eppure, da quel momento, incominciò a svilupparsi un processo regressivo di ritorno, terribile ritorno al passato. Un ritorno all’adozione del “cuffarismo”. Un fare politica, un metodo politico che non lascia scampo allo sviluppo alla modernizzazione dell’intero sistema. Non so proprio pensare come potrebbero coesistere – in Sicilia – due o più partiti all’interno della medesima coalizione, dove uno pratica il “cuffarismo” e gli altri propagandano la politica nell’interesse generale: che dal generale poi arriva al particolare, al singolo cittadino. Sono certo che i partiti contrapposti al praticante il “cuffarismo”, immediatamente sparirebbero. In Sicilia, oggi più che mai, ci troviamo in una condizione di bisogno, e chi vota pretende ancora che gli si risolva il problema personale, infischiandosene degli interessi collettivi. Ciò lo si deve al ritorno prepotente del “cuffarismo”.
La vicenda di questi giorni, concernente le 20 assunzioni clientelari al Banco di Sicilia, a parenti di politici e personaggi facoltosi, testimonia in quale stato ci troviamo. I potenti che riescono a garantirsi i pochi posti di lavoro disponibili, infischiandosene dei cittadini; di quelli che li hanno votati; che li hanno scelti per rappresentarli per la tutela dell’interesse collettivo.
Ma questa è diventata una “consuetudine..” che dimostrano il concreto e cruento risveglio del “cuffarismo”: le assunzioni dicembrine (30.12.2007) al COINRES di Bolognetta finite all’attenzione della Procura e dell’Antimafia nazionali; quelle effettuate in questi ultimi anni in altre società partecipate di enti pubblici.
Sono d’accordo con te Gianfranco, quando sostieni che va cambiato sistema. Sono d’accordo con Te quando ti batti per modificare il metodo adottato per fare politica in Sicilia. Sono d’accordo per uscire dal partenariato Capitalia-Unicredito, per indirizzare il miliardo di euro della Regione Siciliana in una sana banca in cui potremmo dire la nostra e negli interessi del popolo siciliano.
Un elemento mi consola. Una speranza, comunque, rimane in me sempre più viva. So che dal giugno del 2006 Tu sei tornato in Sicilia, per aiutarci a trovare le vie dello sviluppo; sei tornato per creare le condizioni del cambiamento della politica siciliana, ed appena concretizzato, dare luogo allo sviluppo socio economico della Sicilia e dei siciliani. Sei tornato per occuparti di Politica.
Io sarò lì. Con qualsiasi ruolo, finanche da spettatore, ma certamente a sostenere – anche con la sola forza delle idee – il lavoro che Tu stai portando avanti con entusiasmo. Un entusiasmo che, sono certo, nessuno avrà la forza di toglierti. Forza Gianfranco, ci troverai sempre al tuo fianco.
Michele Pergolizzi
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michele:
Gennaio 13th, 2008 at 20:18
Stim.mo Presidente, quando nel 1994 decidesti di assumere l’onere di organizzare Forza Italia in Sicilia su diretto incarico di Silvio Berlusconi, noi siciliani impegnati in politica riponemmo in Te le nostre concrete speranze. Si doveva voltare pagina e, sotto i colpi picconatori dell’inquisizione, drasticamente si sbriciolava la Prima Repubblica, veniva eliso un vecchio ed oramai obsoleto sistema politico. Erano gli anni delle grandi ed infauste stragi di mafia e degli omicidi eccellenti. Erano gli anni in cui il Paese aveva bisogno di un vero e concreto cambiamento.
E se l’Italia doveva fare i conti con i processi politici e l’abbattimento dei vecchi e storici partiti, la Sicilia pativa l’oppressione della delinquenza organizzata; subiva lo stragismo terroristico della mafia con le conseguenze che tutti coloro che vivemmo quei giorni, ancora oggi percepiamo – al solo ricordo – l’acre odore di morte che subdolamente impregnava la nostra pelle,i nostri abiti, lo spazio, la “tossica” aria che respiravamo.
Ricordo che qui, in Sicilia, riuscisti ad organizzare rapidamente una squadra di uomini che – in ragione di solidi e limpidi principi di trasparenza e legalità – abbandonando le loro professioni vennero “prestati” alla politica, per rappresentare i valori e le ragioni dei siciliani onesti che guardavano all’avanzante nuovo, rappresentato dalla neo nata FORZA ITALIA di Silvio Berlusconi, con gli occhi ed i cuori intrisi di grande speranza. Andava contrapposto un contenitore nuovo, al vecchio. Andava creato un partito che superando vecchie logiche politiche, si contrapponesse alla trappola predisposta dagli ultimi agonizzanti comunisti che, da storici vampiri, stavano per attaccarsi alle carotidi degli italiani moderati, per rinsavirsi e impadronirsi definitivamente del Paese. Sarebbe stata la fine della libertà.
Tanta cautela venne adottata nel raccogliere le adesioni al nuovo partito. Andava costruito un partito nuovo e pulito, liberato dalle consuetudini che dal dopoguerra avevano caratterizzato la politica locale. Ci volevano uomini fidati. Necessitava evitare il rischio di subire vessazioni territoriali. Non era possibile rischiare che eventuali infiltrazioni mafiose facessero – sul nascere – sparire drasticamente la nuova Forza Italia siciliana. Fuorono aperti Club Azzurri in tutta la Sicilia, per essere – precauzionalmente – immediatamente chiusi su Tua determinata disposizione.
Gli anni dal 1994 al 2006, furono anni in cui, stim.mo Gianfranco, dovesti lasciare la Sicilia per occuparti delle questioni politiche da sostenere a Roma negli interessi della Sicilia. Finalmente avemmo la possibilità di instaurare un filo diretto con la politica che contava in un ponte ideale che – attraverso lo stretto e fiduciario rapporto con Silvio Berlusconi – univa la Sicilia con Roma e con Milano.
Forza Italia cresceva, e la Sicilia – ad ogni appuntamento – dimostrava concretamente di essere il granaio elettorale di Forza Italia e Silvio Berlusconi. Sublime il risultato elettorale alle politiche del 2001. Irripetibile il 61 a zero che da coordinatore regionale e leader indisturbato di Forza Italia in Sicilia, consegnasti a Silvio Berlusconi in quella storica primavera in cui venne battuto Francesco Rutelli. Il Parlamento nazionale; la nomina a sottosegretario; quella a Vice Ministro; la consacrazione a Ministro con deleghe concernenti lo sviluppo del Paese e del mezzogiorno d’Italia.
Tutto con grande impegno. Tutto con grande sacrificio. Finanche quello di dovere affidare ad altri la permanenza in Sicilia per garantire il controllo delle dinamiche politiche; per rappresentare l’intera classe dirigente siciliana di Forza Italia.
Ma, a mio modesto parere, un “incidente di percorso” fummo costretti a pagarlo. Impagabile l’errore commesso per avere ceduto la candidatura della Presidenza della Regione Siciliana ad altro partito.
Io non so, se fu lo spauracchio Orlando a far scegliere un uomo come Cuffaro (del CDU) quale candidato alla presidenza da contrapporgli. Ma sono certo, che sulla scia dell’onda stravittoriosa delle politiche (vedi il 61 a zero) la Casa delle Libertà avrebbe comunque stravinto anche se il candidato fosse stato di Forza Italia.
Cuffaro, era giovanissimo, bravo e reduce da un eccezionale risultato elettorale alle europee del 1999, caratterizzato da più di 90.000 voti di preferenza da candidato dell’Udeur di Clemente Mastella.
Forse, quando gli venne offerta la candidatura, a Cuffaro – che avrebbe percorso a piedi il giro del pianeta Terra se gli avessero proposto di fare il sindaco di Palermo – gli sarà sembrato di sognare. Chissà per quanti giorni di sarà fatto pizzicare.. la pelle per vedere se la vita che stava vivendo era figlia della realtà o dei sogni.
Eppure, da quel momento, incominciò a svilupparsi un processo regressivo di ritorno, terribile ritorno al passato. Un ritorno all’adozione del “cuffarismo”. Un fare politica, un metodo politico che non lascia scampo allo sviluppo alla modernizzazione dell’intero sistema. Non so proprio pensare come potrebbero coesistere – in Sicilia – due o più partiti all’interno della medesima coalizione, dove uno pratica il “cuffarismo” e gli altri propagandano la politica nell’interesse generale: che dal generale poi arriva al particolare, al singolo cittadino. Sono certo che i partiti contrapposti al praticante il “cuffarismo”, immediatamente sparirebbero. In Sicilia, oggi più che mai, ci troviamo in una condizione di bisogno, e chi vota pretende ancora che gli si risolva il problema personale, infischiandosene degli interessi collettivi. Ciò lo si deve al ritorno prepotente del “cuffarismo”.
La vicenda di questi giorni, concernente le 20 assunzioni clientelari al Banco di Sicilia, a parenti di politici e personaggi facoltosi, testimonia in quale stato ci troviamo. I potenti che riescono a garantirsi i pochi posti di lavoro disponibili, infischiandosene dei cittadini; di quelli che li hanno votati; che li hanno scelti per rappresentarli per la tutela dell’interesse collettivo.
Ma questa è diventata una “consuetudine..” che dimostrano il concreto e cruento risveglio del “cuffarismo”: le assunzioni dicembrine (30.12.2007) al COINRES di Bolognetta finite all’attenzione della Procura e dell’Antimafia nazionali; quelle effettuate in questi ultimi anni in altre società partecipate di enti pubblici.
Sono d’accordo con te Gianfranco, quando sostieni che va cambiato sistema. Sono d’accordo con Te quando ti batti per modificare il metodo adottato per fare politica in Sicilia. Sono d’accordo per uscire dal partenariato Capitalia-Unicredito, per indirizzare il miliardo di euro della Regione Siciliana in una sana banca in cui potremmo dire la nostra e negli interessi del popolo siciliano.
Un elemento mi consola. Una speranza, comunque, rimane in me sempre più viva. So che dal giugno del 2006 Tu sei tornato in Sicilia, per aiutarci a trovare le vie dello sviluppo; sei tornato per creare le condizioni del cambiamento della politica siciliana, ed appena concretizzato, dare luogo allo sviluppo socio economico della Sicilia e dei siciliani. Sei tornato per occuparti di Politica.
Io sarò lì. Con qualsiasi ruolo, finanche da spettatore, ma certamente a sostenere – anche con la sola forza delle idee – il lavoro che Tu stai portando avanti con entusiasmo. Un entusiasmo che, sono certo, nessuno avrà la forza di toglierti. Forza Gianfranco, ci troverai sempre al tuo fianco.
Michele Pergolizzi
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16 commenti:
Errata-corrige:
Li sta per Lei;
compite sta per compiti.
gli anonimi delle 22.45 e 22.54 sono michele
Caro Michele
nel post Emergenza di Gianfranco,ho lasciato un commento(11),dove dicevo che era facile intuire i motivi del senso di responsabilità di Cuffaro.Nel commento tuo n°20,sei stato piu' esplicito.Vedo che siamo in linea.
Santino
Egr. Arch. Pergolizzi
In riferimento al post (assunzioni clientelari del Banco di Sicilia) pubblicato dal Presidente Miccichè prima e quello pubblicato da Lei dopo, voglio esprimere il mio sacrosanto pensiero, se mi è cosentito:
Studiare e Lavorare è un diritto di tutti.
Inseguire quel foglio di carta che avrebbe potuto aprire la strada del lavoro, dell’esistenza libera e dignitosa, non del successo, non della ricchezza perchè questi ultimi non rientrano e non rientreranno mai nel mio ordine di idee, erano aspirazioni legittime, erano sogni sereni.
Poi, il foglio di carta è arrivato, anche se a caro prezzo, anche se ho svenduto la vista, anche se ho fatto i giorni prolungati, anche se i vestiti che ho indossato non sempre erano stirati.
Allora studiavo intensamente, seriamente, con intelligenza ed impegno.
Gli studi pesavano molto sul bilancio familiare ed ogni mese mi attendeva una scommessa.
Il mio "produrre" consisteva nel superare gli esami.
Allora come ora esistevano la furbizia, l’astuzia, la raccomandazione, la prepotenza, ma erano timide, silenziose, poco arroganti e forse un pò sempliciotte.
Allora invidiavo la preparazione e l’intelligenza di alcuni docenti.
Con loro non reggeva assolutamente alcun confronto, ma loro rappresentavano i modelli da imitare, le vette da raggiungere.
Camminando per quel sentiero incontravo e raccoglievo i "trenta" e i "trenta-e-lode"; poi telefonavo a casa felice, esultando dalla gioia e dicevo ai miei genitori: "Avete visto? Chi semina raccoglie!
Anche questo mese ho riscosso gli interessi dei vostri risparmi" , e un esame tirava l’altro.
Studiavo dalle 9 del mattino sino alle 10 di sera e altre volte anche più tardi.
Gareggiavo con i "primi" e la mensa universitaria era il mio ristorante di prima categoria.
Studiare era una passione, una nobile missione, non una fatica.
Agli esami di tanto in tanto sbucava, si affacciava timidamente, silenziosamente qualche "raccomandato" o, meglio, qualche "disperato", il "deficiente di turno", ma non scandalizzava, non feriva nessuno, perchè suscitava solo ed esclusivamente pena, era soggetto a compassione.
Certo, non poteva camminare accanto a noi, perchè si nutriva d’elemosina e umiliava il nostro impegno, il nostro lavoro, il nostro "sapere".
Poi l’università finì e il "raccomandato" indossò il vestito elegante e fu funzionario presso tutte le amministrazioni dello Stato e non sentì il minimo disagio ad occupare il posto che spettava ad un altro.
Il "raccomandato" incominciò a spendere e a spandere, a presentarsi in ufficio con i migliori vestiti e ben incravattato, a costruire palazzi, a fare l’assenteista e fece carriera.... divenne "intellettuale", politico e mafioso.
Il denaro, l’avere, il possesso di beni superflui e di lusso divennero l’unica dimensione della sua vita e quel tutto significò per lui, "valore" della persona umana.
L’obiettivo principale della sua esistenza fu ricercato nella capacità d’imbrogliare e di guadagnare molto denaro.
La ricchezza per questo neo-analfabeta del 3° millennio, fornito di laurea, che s’accultura con i seni al vento e le "rivelazioni piccanti" di Eva 2000, o con gli articoli di Cronaca spicciola, è superiorità sociale ed intellettuale.
Egli si pavoneggia perchè ha la macchina di lusso, la casa al mare e in montagna, il conto in banca e la "carta di credito" e la sua "posizione” diventa sempre più importante e prestigiosa se la ragnatela della corruzione e i rapporti con "quelli che contano" si allargano e si intensificano.
La conseguenza, la triste conseguenza è che i "cervelli", le menti più nobili cercano "scampo" nel volontario esilio, mentre sul "palcoscenico" della realtà rimangono a ballare i pupazzetti travestisti da intellettuali.
Oggi, in Sicilia, ma anche altrove, gran parte dei posti di lavoro nel settore pubblico e "privato" sono assegnati previa "raccomandazione" di qualche politico.
I concorsi pubblici, quando ci sono, sono spesso, per non dire quasi sempre, "inquinati", ridotti ad un’autentica farsa, ove le garanzie di equità e di giustizia sono solo una chimera.
Senza la "spinta" non si salpa e senza il vento le vele non si gonfiano.
Il fenomeno della "raccomandazione" tende ad allargarsi e sarebbe ingenuo pensare di poterlo arginare, combatterlo con le virtù dell’audacia, la voglia di lavorare, il coraggio di rischiare, il senso di adattamento, l’intraprendenza nel cercarsi ovunque un lavoro onesto.
Oggi le volontà sono schiacciate, scoraggiate dal controllo onnipotente dei poteri occulti, mafiosi, politici, presenti in tutte le attività lavorative.
La raccomandazione, ai giorni nostri, è diventata il biglietto di presentazione, il documento più valido per raggiungere un traguardo o una meta, oppure per inserirsi nel tessuto sociale con facilità, sempre, o quasi sempre, a danno di terzi, che, non avendo protettori nel paradiso dei terresti, si vedono sorpassati o eliminati da un concorso o da un posto.
Senza di essa più nulla si può o si spera, ed occorre averla persino per avere ingresso in ospedale, per essere sepolti in cimitero o per andare a fare la pipì.
La raccomandazione turba il corso degli eventi , sconvolge e capovolge il retto sentiero della giustizia, creando miti e paure nella mentalità sociale, che invece dovrebbe essere educata al senso dell’onestà, della correttezza ed al rispetto del gioco della vita.
La "raccomandazione" non può elevarsi a "diritto soggettivo" di alcuno, non é mercanzia lecita, non é proprietà privata e il voler legalizzarla, codificarla, moralizzarla, viola il principio della "dignità umana", annulla la speranza degli umili, dei semplici, dei senza-voce, degli onesti che restano numerosi e che impotenti guardano i senza-vergogna.
A che santo votarsi in una folla di raccomandati di ferro? Che tessera di partito prendere? Che religione professare? Quale donna corteggiare o chiedere in moglie?
Sono interrogativi che non suggeriscono alcuna risposta, che non offrono alcuna soluzione e, pertanto, sarebbe più conveniente, più saggio, optare per altro tipo di domande, quali: In che monastero rinchiudersi? Quale malfattore imitare? Eremita, delinquente o "morto-di-fame"?
Il campo di lavoro degli onesti si restringe e spesso costituisce un’autentica prigione, cioè quella che comunemente viene chiamata "emarginazione".
E’ mostruoso, ma oggi il lavoro non si cerca, si compra, si permuta con altro bene o servizio.
Chi non ha soldi, nè "amicizie" rimane-a-spasso, passeggia la mattina per essere libero il pomeriggio o per riposare la sera.
Una volta i giovani cercavano "il lavoro", secondo le proprie nobili aspirazioni, e ai bambini veniva chiesto: "Cosa vuoi fare da grande" ? Oggi, invece, si cerca "un lavoro", una fonte di reddito, qualcosa che garantisca la sopravvivenza, qualcosa che aiuti "a campare", mentre ai bambini si domanda: "Quale automobile ti piacerebbe avere"?
Il "posto" è il posto: non ci si sputa mai sopra e... nessuna raccomandazione è da scartare o rifiutare pur di conquistarlo, pur di averlo.
Quando il posto arriva, simboleggia la "grazia" lungamente attesa.
Ora, è evidente che chi ha ricevuto la "grazia" dal "santone" di turno (ministro, onorevole-senza-onore, burattinaio dell’alta finanza, ruffiano di partito) rimane debitore perpetuo al proprio compare politico.
Inoltre, il "miracolato", galoppino senza-cervello, senza dignità e senza personalità, in nome e in forza della sua elevata "cultura", considera l’imbroglio, la corruzione, l’illegalità di cui egli stesso ha beneficiato, come fatti ordinari, comportamenti possibili e quasi da plaudire.
Il corrotto spesso diventa "benefattore", santo-vivente o quantomeno galantuomo.
Chi ha ottenuto il posto, la promozione, il trasferimento per raccomandazione e non per meriti è un clown che non si specchia, è un ignorante-leccapiedi di partito.
Il lavoro è quasi sempre presentato o rappresentato come "regalo", non come atto di giustizia, diritto sacrosanto di ogni uomo libero.
Nessuno di questi disonesti si pone più il problema di coscienza, il richiamo all’ordine morale e civile e nessuno è sfiorato dal pensiero che la raccomandazione è un peccato grave perchè spesso lascia senza lavoro e sostentamento qualcuno che ne avrebbe maggior diritto o bisogno rispetto al menomato-privilegiato di turno.
Ma non basta, la disonestà diventa malvagità quando i ladri-di-lavoro dai vari pulpiti predicano l’inutilità della "raccomandazione" per velare la loro disonestà, per continuare ad ingannare e torturare quegli ingenui che si illudono di poter cambiare la società con la forza della loro onestà, o che si appellano alla giustizia divina, ma che poi di fatto rimangono dei poveri emarginati.
Nessun sacrificio, dunque, contro il potere o lo strapotere che poggia su un sistema basato sulle clientele, sulla distribuzione di privilegi e sul favoritismo.
I patteggiamenti e le ricompense, bisogna dirlo a chiare lettere, costituiscono attività delinquenziali.
Una cosa è un gesto di amicizia, di carità cristiana, altra cosa è quando la merce di scambio è la corruzione, quando corrono denari o quando si mercifica il corpo delle ragazzette.
E’ notorio che molti "onorevoli" hanno costruito la loro carriera politica acquistando voti, simpatie, appoggi nei mezzi di comunicazione (stampa, televisione), instaurando "sante alleanze" con la criminalità organizzata e più feroce, chiedendo sostegni nei centri di potere non in forza della dedizione al bene comune, dell’impegno per la giustizia, della competenza professionale, ma solamente ed esclusivamente in nome del Dio-avere e del Dio-potere, attraverso quel circolo vizioso del do ut des.
Io ti dò quel posto, tu mi dai cento voti; io ti regalo dieci ASL, tu mi dai l’ente ferrovie.
In tale direzione tutti sanno che il sindaco di Palermo, Catania, Roma, Milano, Torino non sono espressione dell’elettorato, ma "lottizzazione" politica e partitica.
La "raccomandazione" offusca ogni comportamento libero e distoglie il popolo dalla strada dell’operosità e dall’insegnamento educativo.
Mister Gerico, probabilmente come uomo, cittadino potrei apprezzarLa, mentre in qualità di bloggers - accertato che riesce ad esprimere solo cazzate - con forte certezza la disistimo!!!
Lei, mister Gerico, abusa della libertà di potere scrivere, nascondenosi dietro un nickname.
E tale strumento la induce a licenziarsi nel proferire, senza alcuna vergogna, minchiate crasse.
Riveda la sua intima posizione. Pisicanalizzi il suo pensiero mister Gerico.
Lei, non può permettersi di "fare di tutta un'erba un fascio..".
Ecco, perchè la nostra società, fortemente pessimista continua a non contribuire al cambiamento.
Tutti siamo ignobilmente equiparati ai farabutti, ai politici per mestiere, ai truffatori ed opportunisti.
Gerico, pernda tempo per riflettere: Lei, così non costruisce nulla. E con maggiore responsabilità: ostruisce chi ancora ci crede. Ostacola chi ha la ferma speranza che il domani, grazie al contributo di tutti gli uomini di buona volontà, possa essere un domani diverso, migliore.
Michele Pergolizzi
quoto il commento pubblicato il 14 gennaio 2008 alle ore 15.53....
centra in pieno il grave disagio dei giovani di oggi....
Michele, non è un problema del Banco di Sicilia o siciliano in genere.
Ti parlo come dipendente Unicredit: a Milano e a Verona sono state assunte persone del tutto inette e incapaci solo perché giocavano benissimo a calcio e permettevano alla squadra aziendale di vincere i tornei interbancari (lo sanno tutti: posso fare nomi e cognomi).
C'è un'azienda del Gruppo Unicredit che ha stranamente l'ufficio del personale composto tutto da persone che provengono dallo stesso paese vicino a Napoli: non sanno nemmeno parlare italiano e si scambiano le promozioni fra loro (vuoi i nomi? Chiunque te li può fare).
Profumo deve smetterla con la sua filastrocca del valore delle persone e della meritocrazia: sta diventando la barzelletta aziendale.
Ciao e in bocca al lupo.
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
good start
Condivido pienamente il suo punto di vista. Ritengo che questa sia un'ottima idea. Sono d'accordo con te.
Assolutamente d'accordo con lei. Credo che questo sia un concetto molto diverso. Pienamente d'accordo con lei.
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